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Impariamo a fare la spesa parte 1

Impariamo a fare la spesa parte 1

Quando le feste finiscono, molti decidono di mettersi a regime con una dieta specifica. Iniziamo quindi a prendere alcune sane abitudini, come ad esempio imparare a fare la spesa. Parte tutto da qui, ossia da ciò che metteremo dentro al carrello. Spesso e volentieri, travolti da uno stile di vita frenetico, siamo tutti portati a prendere gli alimenti più rapidi da preparare quindi quelli confezionati e ricchi di conservanti, oppure merendine da utilizzare come snack in ufficio e altri prodotti ricchi di zuccheri semplici per la colazione; per non parlare poi dei prodotti non di stagione, degli alcolici e chi più ne ha più ne metta.

L’articolo che stò per scrivere è piuttosto lungo, quindi per non annoiarvi troppo ho deciso di separarlo in 2 parti. Nella prima, vi parlerò brevemente degli alimenti biologici e delle etichette alimentari; nella seconda invece andremo a vedere più nello specifico che tipo di alimenti scegliere, reparto per reparto (frutta, latticini, verdura, carne ecc).

Partiamo dai prodotti biologici

Acquistare prodotti biologici, al giorno d’oggi, è sinonimo di “sano”; con questo intendo sia che abbiano un effetto positivo sulla salute, sia che vengano prodotti senza l’ausilio di fertilizzanti, pesticidi, additivi. Queste sostanze sono normalmente sottoposte a controlli legislativi per verificarne il dosaggio massimo consentito per ogni alimento (non deve superare una certa soglia chiamata TDI: tolerable daily intake). Il problema è che il TDI non tiene in considerazione il fatto che queste sostanze, accumulandosi da più alimenti, possano diventare pericolose. E se fossero proprio queste a scatenare fenomeni di intolleranze, allergie, problemi gastrointestinali ecc?
Inoltre, siete proprio sicuri che questi prodotti bio siano esenti da queste sostanze chimiche al 100% e che siano più nutrienti rispetto agli alimenti provenienti dall’agricoltura tradizionale? Be mi spiace deludervi, ma la risposta è NO!

Ormai diversi studi scientifici hanno confermato questa cosa. Nei prodotti bio, spesso, si è riscontrata ugualmente la presenza di pesticidi, fertilizzanti ecc. Potremmo pesare, nella migliore delle ipotesi, che questo possa essere dovuto alla contaminazione proveniente magari da un campo adiacente che non produce prodotti bio. Oppure, che qualcuno faccia il furbetto. Da tenere anche in considerazione la poca professionalità di molti certificatori, che al giorno d’oggi danno il marchio bio molto facilmente alle aziende (ebbene sì, per poter mettere questo marchio su un prodotto, bisogna che l’azienda sia certificata. Questo presuppone dei controlli lungo tutta la filiera alimentare).

In ultimo bisogna aggiungere che la legislazione che regola l’agricoltura biologica permette l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti naturali che secondo diversi studi hanno dimostrato possedere tossicità per l’uomo e per l’ambiente (non tutti chiaramente), in alcuni casi addirittura maggiore rispetto ad alcune molecole di sintesi.
Con questo non voglio fare terrorismo e dire che non dovete più acquistare questa tipologia di prodotti, anzi….ce ne sono moltissimi di ottima qualità e che consiglio sempre; il mio obbiettivo però è darvi le giuste informazioni in merito. Associare i prodotti bio a più salute è sbagliato; associarli invece al termine “marketing” sarebbe più corretto.

Etichette alimentari

In quanti controllano le etichette di ogni prodotto comprato in modo rigoroso? Scommetto in pochi. Ma per imparare a fare la spesa correttamente bisogna guardarle sempre per capire cosa andremo a mangiare. Avete presente quando prendete una merendina e leggendo la lista ingredienti ci perdete 5′ per l’enormità di ingredienti contenuti? Ecco, sono troppi. Lasciatela sullo scaffale, sarà indubbiamente piena di additivi. Nelle etichette, gli ingredienti vengono scritti in ordine decrescente di peso. Solitamente in fondo si trovano gli aromi (artificiali o naturali), mentre gli allergeni vengono evidenziati con un carattere (o colore) diverso (devono essere sempre ben visibili al consumatore).

In parte alla lista ingredienti troverete sempre il luogo e la data di produzione. Cercate sempre di prediligere prodotti locali e freschi.

E dei prodotti “light” non diciamo niente? Certo che sì. Quanti se ne trovano sugli scaffali? Centinaia. Ma cosa vuol dire che un prodotto è light? Che caratteristiche ha? Quando trovate questa dicitura nell’etichetta di un prodotto, significa che il contenuto calorico è stato diminuito del 30% rispetto al prodotto tradizionale. Tipicamente questo calo è a carico degli zuccheri, dei grassi, del colesterolo o dell’alcol. Attenzione però, un formaggio light non significa che ha 0 (ZERO) grassi, ma semplicemente che ne contiene meno. Molte persone mangiano tanti formaggi “perchè tanto sono light e non hanno grassi“. SBAGLIATO!

Qualche riga la voglio spendere anche per quelli che vengono chiamati prodotti nutraceutici, ossia quelle sostanze naturalmente presenti in natura che hanno proprietà farmacologiche riconosciute e che la nostra legislazione inserisce nella categoria degli integratori alimentari. Tra questi abbiamo gli omega 3, le fibre solubili, i fitosteroli ed il riso rosso fermentato. Va da sè che questi prodotti contenenti nutraceutici per far si che abbiano un effetto positivo sul nostro organismo, dovranno essere accompagnati da un’alimentazione corretta a 360°. Non basta mangiare il prodotto X contenente il 100% dell’RDA giornaliera di OMEGA 3, per far abbassare il colesterolo se poi mangiamo insaccati e formaggi in quantità esorbitanti.

Chiudo questo primo articolo consigliandovi quindi di fare affidamento il più possibile a prodotti naturali ed il meno industrializzati possibile. Cercate di acquistare direttamente le materie prime dal contadino/rivenditore di fiducia come uova, carne, frutta e verdura, ecc; rispettate la stagionalità senza andare a prendere prodotti provenienti dall’altra parte del mondo; infine evitate più che potete i prodotti preconfezionati.

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